La Network Contacts ha avviato ieri pomeriggio le procedure di licenziamento collettivo per 280 lavoratori impiegati nei call center dando seguito ad un piano di ristrutturazione aziendale determinato dalla grave crisi che ha colpito il settore negli ultimi due anni. A farne le spese 224 dipendenti di Molfetta, quasi tutti impiegati nella commessa WindTre, e 56 lavoratori della sede di Concorezzo, nella provincia di Monza e della Brianza.

A nulla sono serviti i 17 incontri tra azienda e sindacati in 4 mesi, l’istituzione di una task force regionale, gli interventi di Prefetto, sindaci e parlamentari ed anche il grande sciopero del 22 maggio a Bari. Oggetto dello scontro è il Contratto Collettivo Nazionale: l’azienda ne chiede la deroga per abbassare i costi del lavoro, i sindacati alzano le barricate di fronte ad un nuovo attacco ai diritti e alle retribuzioni dei lavoratori dopo i sacrifici imposti dall’accordo del 2019. La direzione della Network Contacts si dice costretta a tagliare le attività a bassa marginalità economica per affrontare una crisi causata da molteplici fattori: il mercato dei call center, spiegano, paga una carenza di regole di sistema ed una disparità di forza contrattuale tra azienda e committenti, ed è inoltre uno dei più esposti ai problemi delle gare al massimo ribasso.

A questo si aggiunga l’avanzamento dei sistemi tecnologici che riduce progressivamente la necessità di ricorrere ai servizi di call center. Nel 2022 la Network Contacts ha registrato una perdita d’esercizio di 2,2 milioni di euro e nel 2023 se ne stima una ancora superiore, attorno ai 3,4 milioni. Dura la reazione dei sindacati di fronte al piano di licenziamenti prospettato. La segreteria nazionale di SLC CGIL punta il dito contro le storture di mercato che hanno generato questa situazione e chiede un intervento del Governo.

“Dov’era la dirigenza della Network Contacts, scrive in una nota il sindacato, quando ha contrattualizzato le attività di WindTre che oggi denuncia essere pagate troppo poco”.

“Non si possono affrontare le crisi chiedendo sacrifici sempre più grandi ai lavoratori ignorando le leggi e il contratto collettivo nazionale” denunciano invece dall’Unione Sindacale di Base, che dopo la drastica decisione dell’azienda annuncia nuove mobilitazioni.