Si ipotizza un sistema di scambi di favori tra politica e imprenditoria locale quello in cui risulterebbe implicato anche il sindaco di Molfetta Tommaso Minervini, per il quale la Procura di Trani ha chiesto gli arresti domiciliari. Nella giornata di ieri è stata notificata la convocazione per 8 persone, che dovranno presentarsi il 2 maggio davanti al giudice per le indagini preliminari Marina Chiddo per sostenere gli interrogatori preventivi, così come stabilito dal nuovo codice, in vista della valutazione delle misure cautelari.
L’inchiesta si basa su 21 capi d’imputazione a carico di amministratori, dirigenti pubblici e imprenditori, con accuse che spaziano da corruzione a turbativa d’asta, da peculato a falso ideologico, secondo i diversi profili di responsabilità attribuiti ai soggetti coinvolti.
Il fascicolo si collega direttamente al sequestro del cantiere dell’area mercatale, avvenuto a luglio 2022, che aveva già portato all’emissione di 11 avvisi di garanzia nei riguardi di esponenti dell’amministrazione comunale e di rappresentanti dell’imprenditoriale locale. Quella vicenda, ritenuta dagli inquirenti l’epicentro di un presunto sistema illecito nelle gare pubbliche, ha progressivamente rivelato un quadro più articolato.
Le nuove accuse fanno emergere altri elementi che avrebbero spinto i magistrati a ritenere necessarie misure restrittive, almeno per una parte degli indagati. Oltre a Minervini, i destinatari delle richieste sono i dirigenti comunali Alessandro Binetti, Lidia De Leonardis, Domenico Satalino e il funzionario Mario Morea. Nell’inchiesta figura anche l’autista del sindaco, Tommaso Messina, che risponde di peculato per l’utilizzo dell’auto di servizio, l’imprenditore portuale Vito Totorizzo e il luogotenente della Guardia di Finanza, Michele Pizzo. La Procura di Trani, con i pm Tosto e Aiello, ha chiesto complessivamente quattro misure ai domiciliari e quattro tra interdizioni e divieti di dimora.
Al momento, non per tutti i 21 reati ipotizzati è stata richiesta l’applicazione di misure cautelari, ma il rischio di un vero terremoto istituzionale è concreto.